LA CHIESA DI SAN NICOLA

CHIESA DI SAN NICOLA
La Chiesa di San Nicola, che occupa una posizione centrale rispetto al nucleo abitato, rappresenta oggi la parrocchiale. Le più antiche notizie rispetto questa chiesa sono quelle contenute nel registro delle parrocchie della diocesi di Rieti del 1398. Nelle visite pastorali del Marini è poi ricordata una attribuzione di decima del 1476. Il suo aspetto attuale è molto difforme rispetto la sua fondazione originale. La facciata è infatti di recente costruzione, così come parte della zona presbiteriale e parte del campanile. L’unica navata interna doveva essere molto più piccola giacché il vescovo Marini nella seconda metà del XVIII secolo si ebbe a dolere il fatto che la chiesa «situata dentro il castello, è però piccola per il popolo e alquanto indecente». In quest’epoca l’edificio era isolato sulla piazza giacché aveva una strada che lo fiancheggiava nei tre lati con una torre campanarie e due campane. Nel XVI, e fino agli inizi del XVIII secolo, l’interno della chiesa doveva essere assai semplice, con le pareti imbiancate e tre altari quello maggiore, quello del Sacramento e quello del Rosario. Alla fine del XVIII secolo gli altari erano solamente due: quello maggiore dedicato al santo titolare e quello laterale del Sacramento. Nell’Ottocento, invece, gli altari divennero nuova- mente tre ed assunsero la dedicazione di S. Giuseppe e S. Maria del Rosario.
Attualmente l’interno della Chiesa è ad un’unica navata, a sala, con le pareti mosse dai risalti di semplici modanature in stucco e da una pesante cornice aggettante.

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Altari in stucco
Sia l’altare maggiore che i due altari laterali presentano delle decorazioni ornamentali in stucco come paraste piatte, timpani semicircolari spezzati, volute e putti. Ma se l’altare maggiore sembra far parte di una aggiunta posteriore, riconducibile al nostro secolo, i due altari laterali si ricollegano alla comune pratica tardo settecentesca non presentando elementi di particolare interesse.
La loro realizzazione deve essere riferita o all’ultimo decennio del XVIII secolo o ai primi anni del secolo successivi. Infatti il Marini del 1784 ci riporta la descrizione di due soli altari, uno dei quali (quello del Rosario) con un affresco rappresentante la Madonna del rosario tra Santa Caterina e San Domenico e i 15 misteri della Croce, mentre sull’altare maggiore era una tela (oggi perduta) con S. Nicola, S. Giovanni Battista, la Vergine e l’ Arcangelo Gabriele. In un ambiente laterale, sulla destra del presbiterio, è visibile una mensa eucaristica, forse facente parte originariamente dell’altare maggiore, sulla quale è inciso il monogramma AF e la data 174 […].

Tele raffiguranti la Madonna del Rosario e la Fuga in Egitto
Questi due dipinti devono essere messi in rapporto con il mutamento devozionale che subì la chiesa agli inizi del XIX secolo. Infatti a seguito del restauro portato a termine nel 1996 da Mara Masi e Augusto Ricci sono venute alla luce le seguenti iscrizioni. Sulla tela la Fuga in Egitto si leggono i nomi dei donatori, di cui uno (Francesco Mattei) ben identificabile come appartenente ad una antica famiglia di Paganico: [F]RNCI MATTEI ET JOSEPH […] NUS D.D. A.D. 1891. Sulla tela con la Madonna del Rosario, commissionata sicuramente dall’omonima confraternita che aveva sede nella chiesa, si legge invece la firma del pittore anche se, purtroppo, il cognome risulta illegibile: CAROLUS […] ROMANUS PINXIT A.D. 1821. Si tratta quindi di due opere dei primi anni dell’ottocento i cui modi arcaicizzanti si ricollegano all’accademismo dell’area romana facente capo all’Accademia di San Luca.
La mano dell’artista responsabile della tela con la fuga in Egitto appare di qualità superiore, specie nel soffuso paesaggio dello sfondo, il cui cromatismo risente però di un impasto cromatico causato da un probabile incendio verificatosi nella chiesa nella seconda metà del XIX secolo.

Tela con S. Nicola di Bari e il miracolo dei tre bambini
Questa tela, inserita sul soffitto della chiesa raffigura S. Nicola che salva, resuscitandoli, tre bambini uccisi e nascosti dentro una botte di sale da un oste malvagio. Nel dipinto il pittore ripete le formule iconografiche classiche, con il santo in piedi che benedice con il segno della croce i tre fanciulli che fuoriescono dalla botte. In basso a destra si legge la firma del pittore («Cavalleri 1935 XVI E.F.»).
Ora sembrerebbe difficile identificare questo Cavalleri con quell’artista torinese, di nome Vittorio, che fu attivo in Italia settentrionale e visse tra il 1893 e il 1938, né con quel Giuseppe Cavalleri attivo a Milano tra il 1893 e il 1951. I modi di questa tela sembrano invece improntati su di un fare accademicizzante e formale che recupera formule classiche nella volontà di fare del dipinto un supporto devozionale. Il Cavalleri autore del dipinto che orna il soffitto della Chiesa parrocchiale “San Nicola di Bari e il miracolo dei bambini” si chiama Carlo. Ha operato prevalentemente a Nespolo dove la moglie svolgeva le funzioni di maestra elementare. (A Nespolo è sepolto un loro figlio di nome Eros). Il Cavalleri, all’epoca già anziano (e, quindi, presumibilmente nato due secoli fa) fu “portato” a Paganico dal maestro Spagnoli allora supplente a Nespolo. Tali notizie, che consentono una prima ricerca sulla identificazione dell’artista sono state fornite dalla signora Flora Bracci la cui famiglia era all’epoca in rapporti di amicizia con il Cavalleri. La signora Bracci, vedova Nicolai e cugina dei Vulpiani di Paganico (Floro, ecc…) si è impegnata a far sue ricerche presso il suo archivio di famiglia e presso quelli della parrocchia e del comune di Nespolo (va ovviamente sollecitata periodicamente).

Stendardo Processionale
Lo stendardo è il dipinto sul recto e sul verso. Sul recto, entro un riquadro centrale, è raffigurato un San Giorgio che uccide il drago, mentre sullo sfondo si vede una principessa. Al di sotto del riquadro dipinto, entro oculi, sono racchiusi vari simboli di Paganico: il santo protettore (San Nicola), lo stemma del paese (una torre), il simbolo mariano e un cuore fiammeggiante (simboli questi della devozione delle confraternite).
Sul verso è dipinta la scena della decollazione del Battista con un armato che porge a Salomè la testa del profeta, visibile decapitato in primo piano. Sullo sfondo si intravede una architettura classica mentre in alto si scorge un angelo che porta la palma del martirio. In basso, come sul recto, entro oculi sono racchiusi simboli del paese e delle confraternite. Questo stendardo processionale racchiude quindi sulle sue due facce episodi riferiti ai santi titolari delle altre due chiese del paese: San Giorgio e san Giovanni Battista. Ora, poiché la chiesa di San Giorgio non venne eretta che dopo la metà del XVIII secolo questo pezzo deve essere riferito ad un’epoca poco successiva. I modi del pittore sono arcaicizzanti ma, specie nella scena della decollazione del Battista, si mostra non privo di una certa grazia. L’antico portale d’ingresso della Chiesa Gruppo di San Giorgio e il Drago Questo gruppo scultoreo, realizzato in carta pesta e malamente ridipito sembra riconducibile all’arredo della chiesa di San Giorgio e farebbe riferimento ad un ambito di produzione locale tra lo scadere del XVIII secolo e l’inizio del XIX secolo.

Scultura raffigurante Madonna e Angelo Annunziante
Sopra un basamento con volute fitomorfe stanno le due figure a tutto tondo dell’angelo annunziante e la Madonna: l’angelo è seduto sopra un nembo nuvoloso, la Madonna tiene le braccia strette al petto. Questa scultura ancora oggi riveste un ruolo particolare all’interno della devozione religiosa locale, come stanno a dimostrare i numerosi oggetti d’oro e corallo che sono incatenati come ex-voto. Infatti questo gruppo scultoreo viene custodito per determinati periodi dell’anno da varie famiglie del luogo, in segno di devozione.
Si tratta di un’interessante opera da riferire ad una manifattura locale di epoca settecentesca con estese tracce dalla coloritura originale.

Coppia di Acquasantiere
Infisse lungo le pareti della Chiesa, all’ingresso e lungo la navata, sono una coppia di acquasantiere in marmo dalla forma a conchiglia.
Si tratta di pezzi, assai diffusi negli edifici ecclesiastici di questi periodo, che fanno riferimento ad un ambito di produzione settecentesco. Acquasantiera e Fonte battesimale Questi due pezzi mostrano una manifattura grossolana e molto generica. L’acquasantiera si compone di una semplice vasca sferica sostenuta da un fusto in pietra, mentre il fonte battesimale, ha la vasca sferica sostenuta da un fusto in pietra mo- danato. Purtroppo questo pezzo è stato ricoperto di recente da una sommaria ridipintura, così come il coperto ligneo che ne cela la struttura materiale. In entrambi i casi sembrerebbe trattarsi di pezzi tardo seicenteschi.

Tabernacolo Architettonico
Il tabernacolo, in legno, assume la forma pregevole di un tempietto architettonico, con gli angoli rinforzati da eleganti colonnine scanalate. Le facce laterali sono scandite da nicchie e oculi ciechi, mentre la faccia principale è coronata da un timpano trian- golare. Questo genere di arredo ecclesiastico era assai diffuso durante il XVIII secolo ma questo pezzo in particolare mostra una fattura decisamente più alta rispetto ad un altro tabernacolo quadrangolare, che oggi ha trovato riparo in sacrestia, la cui sintassi architettonica molto più semplice e sommaria, sembra invece ricollegarsi alla prassi esecutiva del primo ottocento.

Tronetto per l’esposizione del SS. Sacramento
Su di uno zoccolo modanato, sul fronte del quale è apposto uno stemma (tre monti sormontati da una stella e con due rami di palma laterali), si imposta un postegale con cornice sagomata con volumi vegetali. Al centro è posta una raggiera mentre sul coronamento è la testa di un cherubino. Sul retro si legge la seguente iscrizione: GERVASIUS DE PALMERIIS / ARCH P.ͬÕRI. OQuesto tronetto per l’esposizione liturgica del sacramento venne donato nel 1731 da Gervasio De Palmieri, di cui è visibile lo stemma sul basamento, alla chiesa parrocchiale di Paganico. Ora è interessante osservare come il Palmieri fosse arciprete del vicino paese di Ornaro, ricadente tramite la giurisdizione di Belmonte, entro il controllo ecclesiastico di Rocca Sinibalda. Che la famiglia dei Palmieri fosse legata al centro di Paganico ci è testimoniato anche dalla presenza di un altro loro stemma, oggi malamente leggibile, murato all’ingresso del paese, accanto alla chiesa parrocchiale.

Reliquiari
La chiesa conserva ancora oggi un gruppo interessante di dieci reliquiari settecenteschi a tabella realizzati con lamine in ottone argentato, battuto sopra un’anima in legno. Si tratta di suppellettili ecclesiastiche che contribuiscono a darci un’idea della devozione locale. All’interno di questo nucleo è possibile distinguere sette pezzi che formano un insieme omogeneo. Altri due reliquiari, il cui corpo è decorato da un baldacchino, sembrano riconducibili ad un’epoca tardo seicentesca. Tipologicamente si tratta sempre di reliquiari che poggiano su basette in legno tramite dei piedini a voluta dall’andamento vagamente fitomorfo.
Un decoro a voluta si trova ripetuto lungo tutto il corpo del reliquiario. Il ricettacolo è in genere ovale o mistilineo, tranne nel caso del Reliquiario della Croce. All’interno del ricettacolo sono conservati, reliquiari a capsula, spesso in filigrana, con le reliquie propria- mente dette. Dalle note su alcuni cartigli, ancora visibili sulla parte posteriore del ricettacolo, è possibile desumere le loro titolazioni identiche a quelle riportate nella nota della visita pastorale del Vescovo Marini e in quelle successive del vescovo Ascenzi.

Paramenti Sacri
Nei locali della chiesa sono conservati numerosi paramenti sacri (pianete, veli, ecc.) riconducibili a manufatture otto-novecentesche.
Si tratta in genere di pezzi realizzati in raso, in seta, con trame damascate nastri in filo dorato e con ricami in rilievo e decori floreali.

Altre suppellettili ecclesiastiche
Nei locali adiacenti della chiesa sono ancora oggi conservati gli originali candelieri d’altare del ‘700 in legno; un’altra serie di candelieri in ottone; vasetti portapalma in legno; tre grandi croci processionali in legno con motivi simbolici in rilievo; insegne processionali in legno con targhe raffiguranti simboli eucaristici; una grande macchina processionale in legno; una croce processionale con lamina metallica argentata; turiboli e navicelle porta incenso ottocentesche, una bella pisside con decori fitomorfi sbalzati, la parte superiore di un ostensorio con la teca circolare incorniciata da una raggiera con teste di cherubini.
In sacrestia sono anche conservate tre croci processionali settecentesche, decorate con volute fitomorte e una macchina processionale in legno tardo ottocentesca.

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Paganico Sabino è un comune italiano di 166 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio

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